Varici in Gravidanza: l’efficacia delle calze terapeutiche.
Varici in Gravidanza: l’efficacia delle calze terapeutiche.
Nel corso degli ultimi anni il problema della comparsa di varici in corso di gravidanza ha visto aumentare l'attenzione. Si deve però prendere atto che le varici in gravidanza sono frequenti e in un certo qual senso causate dalla gravidanza stessa, soprattutto in donne predisposte.
La loro comparsa si evidenzia e peggiora con il numero dei parti: sono presenti, infatti, in circa la metà delle donne che hanno avuto figli, mentre solo in un quarto delle donne che non ne hanno mai avuti.
Ma cosa cambia nel sistema venoso in generale e soprattutto in quello degli arti inferiori durante la gravidanza?
Sappiamo che la malattia venosa sviluppa più frequentemente nelle donne che abbiano una familiarità. A questo fattore si devono aggiungere tutte quelle concause che notoriamente possono peggiorare il quadro: il sovrappeso; la sedentarietà; i problemi di postura secondari al piede piatto; le abitudini di vita non corrette come lo stare seduti o in piedi troppo a lungo; l'uso di calzature scorrette senza tacco o con tacco vertiginoso; l'esposizione al calore eccessiva sia per problemi lavorativi che per scelta (bagni caldi, cerette calde, cotture solari, ecc.). Oltre a questi fattori che incrementano notevolmente il rischio di sviluppare malattia varicosa, la gravidanza può moltiplicare i problemi: l'aumento del peso, normale entro certi limiti, comporta maggiore affaticabilità e una riduzione dell’attività fisica; inoltre già nei primi mesi di gravidanza la massa del sangue aumenta tra il 20% ed il 30% con necessità di una maggiore distensione delle vene che nel nostro organismo svolgono anche la funzione di deposito.
Le modifiche della secrezione ormonale che agiscono sulla muscolatura dell’utero facilitano l’adattamento alla crescita del feto ma hanno anche effetti sulla muscolatura dei vasi sanguigni, dilatandoli. La presenza dell'utero gravido nella parte bassa del bacino, poi, comprime le vene profonde che raccolgono il sangue proveniente dagli arti. La pressione al loro interno aumenta progressivamente potendo causare lo sfiancamento delle pareti, tipica delle vene varicose.
Le varici si evidenziano più frequentemente nella regione interna di gambe e cosce ma anche in posizioni ed origine inusuali (regione posteriore e laterale della coscia, glutee, grandi labbra vaginali), spesso indicative della presenza di varici anche interne nella della pelvi.
Vene varicose in gravidanza: che fare?
Le varici della parte interna della coscia possono derivare da vene pelviche e sono più frequenti in gravidanza, soprattutto se ripetuta. Lo stato di gravidanza controindica l'uso di numerose terapie mediche per via generale. Per i problemi venosi sarà fondamentale mettere in atto tutti quei provvedimenti in grado di contrastare la loro comparsa controllando il peso, muovendosi il più possibile (non in macchina!) anche durante il lavoro, usando scarpe adatte e comode con 3 – 4 cm di tacco, mettendo rialzi ai piedi del letto per migliorare il ritorno venoso durante il riposo (no cuscini sotto i piedi e sotto al materasso). Sicuramente utili sono le calze per la gravidanza di tipo terapeutico I classe RAL, tipo collant con addome conformato che si adatta alla crescita del feto, eventualmente di tipo autoreggente, con compressione alla caviglia di 18 – 21 mmHg. Le calze di supporto e riposanti, invece, sono consigliate solo se sono assenti varici conclamate e in assenza di alterazioni importanti delle proporzioni degli arti.
Che fare dopo la gravidanza?
Spesso a distanza di mesi dal parto buona parte delle lesioni venose che si sono manifestate regredisce spontaneamente, pur non tornando mai alla situazione precedente. I disturbi lamentati, l'evidenza clinica ed estetica e la previsione di altre gravidanze potranno guidare le decisioni terapeutiche da condividere con la donna. Si deve sempre ricordare che la malattia varicosa è evolutiva e tende a peggiorare nel tempo. Le cure mediche, quindi, possono solo controllare i sintomi e ridurre la velocità della progressione. In ogni caso è meglio attendere almeno sei mesi dal parto prima di decidere come affrontare la situazione.